Recensione Report 51

Alieni in salsa found footage per il primo lungometraggio di Alessio Liguori

Recensione Report 51
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Con un cast comprendente Michela Bruni, il Luca Guastini visto in Acciaio (2012) di Stefano Mordini, la televisiva Viola Graziosi e Damiano Martina, l'idea di partenza riguarda quattro studenti universitari americani che, a seguito di uno strano avvistamento, decidono di trascorrere un fine settimana tra i boschi per indagare su quanto possa essere avvenuto avvenuto.
Quindi, si potrebbe pensare all'ennesimo slasher proto-Venerdì 13 o, al massimo, ad un imminente attacco da parte della tipica creatura mangia-uomini delle foreste facilmente propensa a popolare tante favole nere che vengono raccontate ai bambini.
Ma, sebbene risulti immediatamente intuibile che la gita-indagine messa in atto dal gruppetto non sia distante dal trasformarsi in un incubo, le riprese effettuate da camere a circuito chiuso e l'immagine di un corpo che levita dal letto lasciano subito pensare che il primo lungometraggio diretto da Alessio Liguori - in precedenza autore dello short La rete (2010) - non intenda fare altro che cavalcare la moda del found footage in salsa horror portata al successo, a terzo millennio avviato, da Paranormal activity (2007) di Oren Peli e dai suoi diversi sequel e derivati.

Paranormal invasion

Però, nonostante la presenza di una donna incinta impegnata a contorcersi come se fosse indemoniata e l'abbondanza di inquadrature eseguite con mossissima camera a mano che rimandano inevitabilmente all'ormai cult The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (1999) di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez (dal quale viene immancabilmente recuperata anche la sequenza del video messaggio d'aiuto), è sufficiente leggere il titolo del film od osservare la sua locandina per apprendere che la minaccia ultraterrena da cui tentano di fuggire i protagonisti non sia di natura fantasmagorica o infernale, ma extraterrestre.
Infatti, sono verdastri alieni piuttosto cattivelli a mettere in pericolo le vite del quartetto nel corso di quello che, impreziosito da buoni effetti speciali e confezionato con notevole professionalità, potremmo quasi definire un Signs (2002) riletto in POV.
L'unica sua pecca è forse individuabile nella tendenza ad essere tirato leggermente per le lunghe durante la seconda parte, ma il tanto movimento riesce a non far annoiare lo spettatore e, pur senza eccellere, la buona prova sfoggiata dagli attori aiuta enormemente la riuscita dell'atmosfera da falso documentario.
Oltretutto, decisamente più inquietante e coinvolgente rispetto ai citati modelli d'oltreoceano.

Report 51 Prendiamo la tecnica del found footage che ha reso celebri The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (1999) e Paranormal activity (2007) e, sfruttandola per raccontare di quattro studenti universitari in gita tra i boschi che si ritrovano a dover effettuare una corsa per la sopravvivenza, introduciamo minacciosi extraterrestri. Ne viene fuori un serrato ed inquietante elaborato tricolore - ma dal respiro internazionale - che, tutt’altro che noioso, rischia soltanto di dilungarsi in maniera eccessiva nel corso della sua seconda parte.

6

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